TravelandSoul
Portugal
giovedì 10 aprile 2014
giovedì 8 marzo 2012
Il turismo di massa sostenibile
“Ciò
che dovremmo davvero fare, per raggiungere la sostenibilità, non è sviluppare
nuove forme di turismo nelle aree non ancora danneggiate del pianeta, ma
cercare di porre rimedio ai danni causati finora. Più specificatamente, il
nostro compito è quello di sviluppare turismo di massa convenzionale in maniera
sostenibile ed integrarlo con ogni sorta di forma di turismo alternativo dove e
quando esso si consideri appropriato” (Zhenhua, 2003).
L’idea, a mio avviso geniale, di
trasfromare il turismo di massa convenzionale in turismo sostenibile, non è di
esclusività di Zhenhua. Nel panorama italiano, anche Nicolò Costa condivide lo
stesso pensiero, ma lo articola maggiormente nel suo paragrafo “Turismo di
massa e comunità locali” ne I
professionisti dello sviluppo turistico locale[1].
Egli afferma: “Perché escludere che le
masse possano essere protagoniste delle regole che definiscono comportamenti
ecocompatibili e limiti di accesso, programmati proprio per soddisfare il
maggior numero possibile di utenti? Perchè
regolare il molto diventato troppo vuol dire demassificare, ridurre i
numeri di accesso o addirittura porre proibizioni, motivate in modo ambiguo?
Anzi è più razionale pensare che soltanto soddisfacendo le esigenze di tutti le
iniziative possano avere successo, cioè essere condivise e accettate con
convinzione, con una partecipazione democratica alla trasformazione della città
turistica in città ospitale[2]
con se stessa e con gli altri” (Costa, 2005. P.109).
Sempre seconda Costa, si sta formando
una deontologia del saper viaggiare che coinvolge il turismo di massa
modificandone atteggiamenti e comportamenti: un nuovo ceto medio internazionale
tiene in equilibrio denaro, cultura, ambiente e turismo. Ecco i maggiori
cambiamenti avvenuti nel turismo internazionale:
-
Dal punto di vista della domanda, il
turismo di massa si è diversificato, facendo sempre più propri concetti quali:
responsabilità ambientale, personalizzazione del servizio,
professionalizzazione, intellettualizzazione e cosmopolitismo;
-
Dal punto di vista dell’offerta invece,
le comunità locali si trovano sempre più
a recitare il ruolo di protagoniste dello sviluppo locale. Il turismo
sostenibile è vissuto come un’opportunità di rivitalizzare antiche tradizioni,
attribuire un certo tipo di valore alle proprie risorse culturali e naturali,
ed offrirle al turista. Esse stesse hanno capito di essere ormai la risorsa del
proprio sviluppo.
L’individuo nella massa, proprio perché
ormai rassicurato dalla formula all
inclusive, ricerca un’esperienza autentica ed è diventato sempre più
competente nel distinguere quando un prodotto dell’artigianato o
dell’agricoltura è tipico della cultura locale. Se non ha le competenze per farlo
richiede marchi di certificazione agli enti preposti.
Secondo Costa[3], è in
atto una tendenza: dal turismo di massa, che invadeva le comunità locali
(colonizzazione esterna[4]) e
marcava lo spazio con gerarchie e differenze, si passa oggi alle masse dedifferenziate
di turisti che vogliono inserirsi nelle comunità di accoglienza e sono
sensibili alle questioni etiche della giustizia sociale (turismo responsabile[5]).
Mentre i vecchi turisti sono
caratterizzati dalle 4 “s”, ovvero dall’inglese sun, sand, sea e sex, e in Italia particolarmente dalle 4 “m”, ovvero marito/moglie, mare, macchina e mestiere (Costa, 2005:112), che
evidenziano meglio le pratiche ostentative e integrative dei consumi turistici,
i cosiddetti “nuovi turisti[6]” sono
caratterizzati dalle 3 “l”, ovvero dall’inglese landascape, leisure e learning. Quindi, landascape, in quanto la domanda è in funzione del paesaggio
naturale e urbano. Il turista non si fa soltanto fotografare davanti a un museo
o un monumento famoso. È attento alla qualità degli oggetti (souvenir) e dei
cibi locali. Vuol vivere e mangiare il paesaggio. Leisure, in quanto il turista è attratto da esperienze di benessere
polisensoriali che differiscono da quelle trasgressive/ostentative cercate nel
turismo di massa. Ogni occasione di consumo turistico, connette la
soddisfazione di una motivazione principale (culturale, naturale, orientata
agli eventi o all’avventura, enogastronomica, salutistica, ecc.) con l’esigenza
di un appagamento complessivo di esigenze secondarie. La domanda è sempre più
multimotivata e mescola esigenze diverse a cui corrispondono beni e servizi con
prezzi altrettanto diversi perché si è propensi a spendere di più per un
oggetto molto amato risparmiando invece sull’albergo. Infine, learning, in quanto l’apprendimento non
è più una prerogativa di pochi esperti. Non basta più infatti poter dire “ci
sono stato”, in quanto la ricerca di contenuti e significati esprime una
concezione particolare della partecipazione. Essa si basa su una preparazione
precedente al viaggio, per esempio attraverso la lettura di riviste
specializzate, di siti web o attarvreso il passaparola (Costa, 2005. P. 114).
Nel mondo anglosassone invece il nuovo
turismo viene definito come il turismo delle tre “e”, ovvero environment, ethic ed economy, dove
ciascun fattore ha pari considerazione
nella mente di chi muove e di chi ospita persone (Canestrini, 2003. P.
66).
Coloro che vengono definiti come “nuovi
turisti” da Featherstone, vengono considerati da Costa come gli innovatori del
turismo. Egli ha collegato le motivazioni, le attitudini e le attività alle
motivazioni del turismo sostenibile a nuovi stili incentrati sulla
personalizzazione, delineando così un nuovo sistema di valori che segna appunto
il trend turistico (Costa, 2005. P.
115).
·
L’estetizzazione
della vita quotidiana e del viaggio: dalla valorizzazione polisensoriale
del corpo al mix di esperienze ricreativo-culturali sulla base del mescolamento
degli stili di vita che tendono all’abolizione di gerarchie tra alta e bassa
cultura;
·
L’intellettualizzazione
degli incontri interpersonali: dalla ricerca di una conoscenza vera del
luogo, alla partecipazione a festival cinematografici o musicali di ogni tipo
per vivere l’area di destinazione come un tutt’uno e non come un semplice
contenitore;
·
Il cosmopolitismo
delle esperienze turistiche: dal
desiderio di parlare le lingue, all’apertura nei confronti della diversità e
della culture, anche quelle più lontane e marginali;
·
La desincronizzazione
dei tempi: le ferie vengono suddivise in più bocconcini e aumentano così
gli short break.
·
La richiesta
di relazioni personalizzate: le vacanze sono sempre fantastiche e
straordinarie ma, essendo ripetute nel corso dell’anno o del ciclo di vita a
flusso continuo, vengono valutate positivamente se esse si sono adattate
all’individuo e alla sua personalità.
[1]
Costa, Nicolò. I professionisti dello
sviluppo turistico locale. I sistemi turistici come opportunità di lavoro.
Hoepli. Milano, 2005. P. 97-148.
[2] La
città ospitale è definita da Nicolò Costa come una città o un’area in generale
caratterizzata da una partnership fra tutti gli stakeholders e pronta quindi ad
accogliere non solo i turisti ma anche il fenomeno del turismo in sé, essendo
consapevoli degli impatti negativi e positivi che ne conseguono. La città
turistica è invece per definizione il contrario di città ospitale, o potremmo
considerarla come ad un livello inferiore rispetto al modello di città
ospitale.
[3]
Costa, Nicolò. I professionisti dello
sviluppo turistico locale. I sistemi turistici come opportunità di lavoro.
Hoepli. Milano, 2005. P. 111.
[4]
Per ulteriori informazioni sul concetto, Nicolò Costa ci rimanda direttamente a
Featherstone, M. (1994), Cultura del
consumo e postmodernismo, Roma, Seam.
[5]
“Il
turismo responsabile è il turismo attuato secondo principi di giustizia sociale
ed economica e nel pieno rispetto dell’ambiente e delle culture.Il turismo
responsabile riconosce la centralità della comunità locale ospitante e il suo
diritto ad essere protagonista nello sviluppo turistico sostenibile e
socialmente responsabile del proprio territorio. Opera favorendo la positiva
interazione tra industria del turismo, comunità locali e viaggiatori."
Definizione adottata da AITR al meeting
di Cervia nell'anno 2005. Per ulteriori informazioni visitare il sito : www.aitr.org.
[6]
Ejarque, J. La destinazione turistica di
successo, Milano, Hoepli, 2003. P. 21-22.
mercoledì 29 febbraio 2012
Sostenibilità turistica urbana. Parigi è meta sostenibile?
Salve a tutti cari viaggiatori!
In questi ultimi due mesi ho avuto la fortuna di abitare a Parigi, e viverla dunque sia come turista che come residente. Avendo avuto quindi la possibilità di guardarla da due prospettive distinte e quasi opposte (turista vs residente), ho tratto alcune conclusioni, alla luce di quanto visto e vissuto.
Premetto che Parigi è davvero una delle più belle città al mondo, se non secondo la mia personalissima opinione, la più bella città al mondo. Merita dunque l'appellativo di prima meta turistica al mondo.
Il problema principale riscontrato, e che accomuna turisti e residenti, è il sovraffollamento!A prescindere dal fatto che ahimè, la maggior parte dei turisti che invadono la città, non solo non hanno idea di cosa stanno ammirando e fotografando, ma soprattutto non sono interessati a saperlo! E giuro che le mie intenzioni non sono quelle di "sparare sul turista" - per riprendere il titolo di un libro dell'antropologo italiano Duccio Canestrini (http://www.ducciocanestrini.it/libri?news_id=20050214175926) - ma si registra davvero, e non solo dopo un'attenta analisi, un totale menefreghismo da parte del turista, che si stanca inutilmente e fa stancare anche gli altri. Per spezzare una lancia a favore di una fetta di questi turisti invece, aggiungo che anche coloro che sono davvero interessati all'arte e alla storia della città e dei monumenti, non possono goderne pienamente, in quanto scoraggiati dalla massa che seriamente invade la città, ma fortunatamente non in tutti i suoi punti. Le masse infatti non perdono mai di vista i sentieri "da percorrere assolutamente" e "le cose da vedere", perchè altrimenti rischierebbero di incappare in altre meraviglie, forse meno famose, ma vi assicuro altrettanto ricche di fascino!
Per quanto riguarda la Tour Eiffel, simbolo della città, bisogna aspettare perlomeno 40 minuti prima di accedere agli ascensori, altrimenti l'alternativa è quella di optare per le scale che arrivano fino al secondo piano, pagando solo 4,50 € anzichè le 13,50 € degli ascensori. Anche per l'opzione low cost è necessario mettersi in coda per circa mezz'ora, ma il problema principale è rappresentato dal fatto che essendoci tanta gente, è praticamente impossibile salire le scale con tranquillità, ammirando il panorama meraviglioso, o semplicemente per riposarsi e riprendere fiato, o anche per leggere alcuni dei cartelli appesi lungo la salita e che raccontano qualche interessante aneddoto sulla storia della torre.
Il museo del Louvre. Imperdibile meta per i divoratori di guide turistiche della città di Parigi: è effettivamente un museo ricco e stracolmo di opere di indiscutibile pregio artistico, ma ne vale davvero la pena?Per visitarlo bene bisogna starci perlomeno un giorno intero, camminare a passo di formica (a causa dell'impressionante quantità di gente!), è impossibile soffermarsi ad ammirare le opere perchè la gente arriva addirittura a spingerti per catturare un'immagine priva di gente, oppure per fare una foto con un falso sorriso, che sembra dire "eccomi qui, ci sono stato", e che mostreranno dopo come un trionfo agli amici annoiati di vedere tante foto tutte uguali! Ci si stanca proprio di ammirare tutte quelle opere, a mio parere prive di spiegazioni e per la maggior parte "rubate" ad altri paesi...un intero piano emezzo del Louvre è dedicato ai "trofei" egizi!Senza parlare dell'arte italiana, Gioconda esclusa..
La chiesa di Sacree Coer e Notre Dame...mozzafiato!davvero splendide!Avvicinandovi all'entrata er vedere quanto dovrete lasciare dei vostri risparmi a due delle chiese più famose al mondo, rimarrete stupiti di vedere che non è necessario pagare...ma attenzione!L'ingresso sarà pure gratuito, ma non pregare!Infatti a coloro che stessero pensando di voler accendere una candela, verrà richiesta un'offerta di 2 € (i cerini) e di 10 € per le candele grandezza normale. Senza parlare dei cartelli pubblicitari appesi sugli archi, che parlano di donazioni alla chiesa, oppure ancora le macchinette che a soli 3 € ti permettono di incidere su di una medaglia, la facciata della chiesa lasciandoti dunque un ricordo indelebile!
Questa è stata in assoluto ciò che più ho disprezzato del turismo a Parigi!Si parla tanto di sostenibilità, il problema è che viene affrontato poco o nulla il problema della città sostenibile, soprattutto quando si tratta della prima meta di turismo di massa a livello mondiale!
mercoledì 2 novembre 2011
Sustainable events
The Italian gateway to green products. If you want to organize an event, let's do it in a sustainable way!
http://www.linkedin.com/news?viewArticle=&articleID=872226503&gid=54649&type=member&item=77654870&articleURL=http%3A%2F%2Fwww%2Eacquistiverdi%2Eit%2Fnews%2F2011%2F10%2F26%2Fcorso_bs_8901_importanti_antic6536&urlhash=q0Zu&goback=%2Egde_54649_member_77654870
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Sustainable tourism in Japan. Japanese sustainable tourists.
This is the title that I've gave to my investigation.
I'm in Japan to research about "sustainable tourism" and "Japanese travelers".
What do you think?Could Japan be a sustainable destination or not?
I'm in Japan to research about "sustainable tourism" and "Japanese travelers".
What do you think?Could Japan be a sustainable destination or not?
sabato 19 marzo 2011
Turismo sostenibile...
Mi chiedo se il turismo sostenibile esista o possa esistere davvero...
Ieri alla fine del Laboratorio di turismo di lusso e sostenibilità, il docente Marco Luppis (del quale vi segnalerò qualche articolo on-line) ha concluso con l'affermazione : "il turismo sostenibile non esiste".
Non gli do tutti i torti, nel senso che in fin dei conti un viaggio che rispetti davvero i precetti della sostenibilità, dall'inizio alla fine della catena, non l'ho ancora visto!!
Voi che ne pensate?beh di certo Luppis con le sue agenzie non mi ha convinto affatto, soprattutto perchè ogni giorno di più si mostra in un certo senso ostile a voler recepire il nostro punto di vista e quello di tanta gente che invece vorrebbe davvero creare dei prodotti sostenibili, con tutte le contraddizioni che ciò comporterebbe!
Qualche notizia sul nostro chic Luppis http://www.lagenziadiviaggi.it/ALLEGATI/2008/07/08_127-128-129-130-131/Pagina08.pdf
http://www.parrocchiaossanesga.com/index.php?option=com_content&view=article&id=148:arles-a-camargue&catid=54:viaggi&Itemid=62
Ieri alla fine del Laboratorio di turismo di lusso e sostenibilità, il docente Marco Luppis (del quale vi segnalerò qualche articolo on-line) ha concluso con l'affermazione : "il turismo sostenibile non esiste".
Non gli do tutti i torti, nel senso che in fin dei conti un viaggio che rispetti davvero i precetti della sostenibilità, dall'inizio alla fine della catena, non l'ho ancora visto!!
Voi che ne pensate?beh di certo Luppis con le sue agenzie non mi ha convinto affatto, soprattutto perchè ogni giorno di più si mostra in un certo senso ostile a voler recepire il nostro punto di vista e quello di tanta gente che invece vorrebbe davvero creare dei prodotti sostenibili, con tutte le contraddizioni che ciò comporterebbe!
Qualche notizia sul nostro chic Luppis http://www.lagenziadiviaggi.it/ALLEGATI/2008/07/08_127-128-129-130-131/Pagina08.pdf
http://www.parrocchiaossanesga.com/index.php?option=com_content&view=article&id=148:arles-a-camargue&catid=54:viaggi&Itemid=62
giovedì 17 marzo 2011
Il turismo nella zona di Tohoku..com'era prima del disastro e come dobbiamo fare in modo che sia!!
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