Portugal

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giovedì 8 marzo 2012

Il turismo di massa sostenibile


Ciò che dovremmo davvero fare, per raggiungere la sostenibilità, non è sviluppare nuove forme di turismo nelle aree non ancora danneggiate del pianeta, ma cercare di porre rimedio ai danni causati finora. Più specificatamente, il nostro compito è quello di sviluppare turismo di massa convenzionale in maniera sostenibile ed integrarlo con ogni sorta di forma di turismo alternativo dove e quando esso si consideri appropriato (Zhenhua, 2003).
L’idea, a mio avviso geniale, di trasfromare il turismo di massa convenzionale in turismo sostenibile, non è di esclusività di Zhenhua. Nel panorama italiano, anche Nicolò Costa condivide lo stesso pensiero, ma lo articola maggiormente nel suo paragrafo “Turismo di massa e comunità locali” ne I professionisti dello sviluppo turistico locale[1]. Egli afferma: “Perché escludere che le masse possano essere protagoniste delle regole che definiscono comportamenti ecocompatibili e limiti di accesso, programmati proprio per soddisfare il maggior numero possibile di utenti? Perchè  regolare il molto diventato troppo vuol dire demassificare, ridurre i numeri di accesso o addirittura porre proibizioni, motivate in modo ambiguo? Anzi è più razionale pensare che soltanto soddisfacendo le esigenze di tutti le iniziative possano avere successo, cioè essere condivise e accettate con convinzione, con una partecipazione democratica alla trasformazione della città turistica in città ospitale[2] con se stessa e con gli altri” (Costa, 2005. P.109).
Sempre seconda Costa, si sta formando una deontologia del saper viaggiare che coinvolge il turismo di massa modificandone atteggiamenti e comportamenti: un nuovo ceto medio internazionale tiene in equilibrio denaro, cultura, ambiente e turismo. Ecco i maggiori cambiamenti avvenuti nel turismo internazionale:
-          Dal punto di vista della domanda, il turismo di massa si è diversificato, facendo sempre più propri concetti quali: responsabilità ambientale, personalizzazione del servizio, professionalizzazione, intellettualizzazione e cosmopolitismo;
-          Dal punto di vista dell’offerta invece, le comunità locali si trovano sempre più  a recitare il ruolo di protagoniste dello sviluppo locale. Il turismo sostenibile è vissuto come un’opportunità di rivitalizzare antiche tradizioni, attribuire un certo tipo di valore alle proprie risorse culturali e naturali, ed offrirle al turista. Esse stesse hanno capito di essere ormai la risorsa del proprio sviluppo.

L’individuo nella massa, proprio perché ormai rassicurato dalla formula all inclusive, ricerca un’esperienza autentica ed è diventato sempre più competente nel distinguere quando un prodotto dell’artigianato o dell’agricoltura è tipico della cultura locale. Se non ha le competenze per farlo richiede marchi di certificazione agli enti preposti.
Secondo Costa[3], è in atto una tendenza: dal turismo di massa, che invadeva le comunità locali (colonizzazione esterna[4]) e marcava lo spazio con gerarchie e differenze, si passa oggi alle masse dedifferenziate di turisti che vogliono inserirsi nelle comunità di accoglienza e sono sensibili alle questioni etiche della giustizia sociale (turismo responsabile[5]).
Mentre i vecchi turisti sono caratterizzati dalle 4 “s”, ovvero dall’inglese sun, sand, sea e sex, e in Italia particolarmente dalle 4 “m”, ovvero marito/moglie, mare, macchina e mestiere (Costa, 2005:112), che evidenziano meglio le pratiche ostentative e integrative dei consumi turistici, i cosiddetti “nuovi turisti[6]” sono caratterizzati dalle 3 “l”, ovvero dall’inglese landascape, leisure e learning. Quindi, landascape, in quanto la domanda è in funzione del paesaggio naturale e urbano. Il turista non si fa soltanto fotografare davanti a un museo o un monumento famoso. È attento alla qualità degli oggetti (souvenir) e dei cibi locali. Vuol vivere e mangiare il paesaggio. Leisure, in quanto il turista è attratto da esperienze di benessere polisensoriali che differiscono da quelle trasgressive/ostentative cercate nel turismo di massa. Ogni occasione di consumo turistico, connette la soddisfazione di una motivazione principale (culturale, naturale, orientata agli eventi o all’avventura, enogastronomica, salutistica, ecc.) con l’esigenza di un appagamento complessivo di esigenze secondarie. La domanda è sempre più multimotivata e mescola esigenze diverse a cui corrispondono beni e servizi con prezzi altrettanto diversi perché si è propensi a spendere di più per un oggetto molto amato risparmiando invece sull’albergo. Infine, learning, in quanto l’apprendimento non è più una prerogativa di pochi esperti. Non basta più infatti poter dire “ci sono stato”, in quanto la ricerca di contenuti e significati esprime una concezione particolare della partecipazione. Essa si basa su una preparazione precedente al viaggio, per esempio attraverso la lettura di riviste specializzate, di siti web o attarvreso il passaparola (Costa, 2005. P. 114).
Nel mondo anglosassone invece il nuovo turismo viene definito come il turismo delle tre “e”, ovvero environment, ethic ed economy, dove ciascun fattore ha pari considerazione  nella mente di chi muove e di chi ospita persone (Canestrini, 2003. P. 66).
Coloro che vengono definiti come “nuovi turisti” da Featherstone, vengono considerati da Costa come gli innovatori del turismo. Egli ha collegato le motivazioni, le attitudini e le attività alle motivazioni del turismo sostenibile a nuovi stili incentrati sulla personalizzazione, delineando così un nuovo sistema di valori che segna appunto il trend turistico (Costa, 2005. P. 115).
·         L’estetizzazione della vita quotidiana e del viaggio: dalla valorizzazione polisensoriale del corpo al mix di esperienze ricreativo-culturali sulla base del mescolamento degli stili di vita che tendono all’abolizione di gerarchie tra alta e bassa cultura;
·         L’intellettualizzazione degli incontri interpersonali: dalla ricerca di una conoscenza vera del luogo, alla partecipazione a festival cinematografici o musicali di ogni tipo per vivere l’area di destinazione come un tutt’uno e non come un semplice contenitore;
·         Il cosmopolitismo delle esperienze turistiche: dal desiderio di parlare le lingue, all’apertura nei confronti della diversità e della culture, anche quelle più lontane e marginali;
·         La desincronizzazione dei tempi: le ferie vengono suddivise in più bocconcini e aumentano così gli short break.
·         La richiesta di relazioni personalizzate: le vacanze sono sempre fantastiche e straordinarie ma, essendo ripetute nel corso dell’anno o del ciclo di vita a flusso continuo, vengono valutate positivamente se esse si sono adattate all’individuo e alla sua personalità.


[1] Costa, Nicolò. I professionisti dello sviluppo turistico locale. I sistemi turistici come opportunità di lavoro. Hoepli. Milano, 2005. P. 97-148.
[2] La città ospitale è definita da Nicolò Costa come una città o un’area in generale caratterizzata da una partnership fra tutti gli stakeholders e pronta quindi ad accogliere non solo i turisti ma anche il fenomeno del turismo in sé, essendo consapevoli degli impatti negativi e positivi che ne conseguono. La città turistica è invece per definizione il contrario di città ospitale, o potremmo considerarla come ad un livello inferiore rispetto al modello di città ospitale.
[3] Costa, Nicolò. I professionisti dello sviluppo turistico locale. I sistemi turistici come opportunità di lavoro. Hoepli. Milano, 2005. P. 111.
[4] Per ulteriori informazioni sul concetto, Nicolò Costa ci rimanda direttamente a Featherstone, M. (1994), Cultura del consumo e postmodernismo, Roma, Seam.
[5]Il turismo responsabile è il turismo attuato secondo principi di giustizia sociale ed economica e nel pieno rispetto dell’ambiente e delle culture.Il turismo responsabile riconosce la centralità della comunità locale ospitante e il suo diritto ad essere protagonista nello sviluppo turistico sostenibile e socialmente responsabile del proprio territorio. Opera favorendo la positiva interazione tra industria del turismo, comunità locali e viaggiatori." Definizione adottata da AITR al meeting di Cervia nell'anno 2005. Per ulteriori informazioni visitare il sito : www.aitr.org.
[6] Ejarque, J. La destinazione turistica di successo, Milano, Hoepli, 2003. P. 21-22.